Cuba, vista dai cani

Da quando vivo con un cane mi sono abituato a "guardare" un paese anche per quello che è il rapporto che c'è fra cani ed umani, oppure molto più semplicemente ad osservare con attenzione i cani che ci vivono...
Mi ha colpito molto l'atteggiamento che hanno qui,è enigmatico ed a tratti incomprensibile.
Sono apparentemente tristi, schivi, silenziosi.
Non ho sentito un cane abbaiare durante tutto il viaggio.
Cani e uomini convivono in un equilibrio naturale, un cane non è un pet intendo e questo non è un male.
Cani e uomini, ognuno al suo posto, rispetto ma nessuna indulgenza alle affettazioni, ad esagerazioni.
Si avvicinano spesso sbucando da un angolo, mai aggressivi, piuttosto incuriositi, cercano silenziosamente di capire chi sei, cosa sei venuto a fare lì, paiono diffidenti ma con affetto.
Quasi sempre piccoli e bastardi, magrissimi, con grandi occhi indagatori, sembra che i loro sguardi pazienti e curiosi ti trapassino l'anima, chiedendoti "...chi sei?"
Ti passano vicino, si soffermano un attimo poco distanti da te e, silenziosamente come si sono materializzati, se ne vanno, lentamente, senza voltarsi indietro.
Spesso stanno all'ombra di qualche portico, preferibilente nella piazza del paese, Cienfuegos o Viniales ad esempio.
Sonnecchiano magari a piccoli gruppi.
Si appertengono.
Appartengono ad un gruppo, ad un branco, molto diversi nell'aspetto ma sempre comunque silenziosi.
Pare che la socialità fra cani sia forte, quanto forse quella fra umani,ammesso che lo sia davvero.
Ma gli occhi sono il loro punto forte e dolente insieme.
Grandi,immensi,scuri ma virati d'azzurro, per via forse di quel cielo imnenso e sempre terso che li sovrasta.
Quello scuro virato di azzurro, sembra la cifra di un paese oltre che di un animale.
Difficile sintesi e perifrasi di desideri che sono intimamente diversi da altri luoghi del mondo.
Mi sono chiesto cosa si aspetti questa gente, cosa i loro cani.
Non ho trovato altra risposta che vedere il presente, quell'immanente composto di secoli di privazioni di libertà, di dolore per il sangue degli schiavi che qui ha scaturito addirittura una razza, quella creola.
Ho sentito questo ascoltando con le orecchie del cuore e non quelle fisiche, che qui c'è tanto presente, perchè il futuro in un paese con poca ricchezza di affari e prospettive è un'incognita pericolosa in quanto dolorosamente instabile.
Sperare e diverso da sognare.
I cani qui sonnecchiano, nell'ombra tiepida dei paio, osservano, forse sognano ma probabilmente non sperano.
