Lei & un diario.
03/01. Qualche giorno ancora, pochi. Ormai è da più di un anno che ad ogni evento minimamente fuori dalla routine quotidiana mi capita di pensare “ bene, bella cosa, ma come sarà dopo, quando lei non sarà qui ?” È questa continua frizione con una realtà così scomoda che ha finito per farmi vivere sospeso, a mezz’aria fra un presente precario ed un futuro indefinito. Una posizione logorante. Dopo, oltre quel confine invisibile c’è sempre un salto nel buio, un’incognita. Ed io sempre a convincermi che tutto ciò che sto vivendo con tanta difficoltà serva esclusivamente per farti diventare una persona più forte e migliore. Ho cercato il contatto con persone che stiano vivendo un’esperienza simile. Chi ne è distante minimizza sempre criticando più o meno velatamente il mio modo di vivere questa cosa. “Sei troppo apprensivo - mi dicono - sarà una passeggiata, i ragazzi hanno un altro approccio…” Lo so, ma infatti il problema riguarda me. Ho scritto a Cristina che sta vivendo la stessa esperienza. Ho immaginato spesso anche negli anni passati, quando questa vicenda era ancora di là da venire, di doverti in qualche modo perdere, di dovere fare a meno di te. Da sempre cerco di apprezzare e capire quanto una persona che amo sia importante, senza attendere di perderla. Ne sono sempre stato conscio al punto di chiedervi spesso di poter condividere quanto più tempo possibile. Lo chiedevo perchè forse immaginavo che sarebbe arrivato un momento come questo. Ironia della sorte, io capivo il teorema , ma era difficile nel quotidiano esercitare questa pratica di condivisione. La vita è bastarda e punisce spesso chi si sforza di perseguire certi percorsi e magari cerca il prima e non il dopo.