Caro 186...

Caro 186, immaginavo che prima o poi sarebbe arrivata una svolta emotiva. Che lungo il percorso costellato di vuoti a perdere umani, ciò che in qualche misura io e voi siamo, la misura dell’orrore si sarebbe colmata e questa serie di storie, le vostre storie, avrebbe indotto disagio. Un giusto senso di repulsione, di straniamento, perchè la vita ha già abbastanza disagio perchè ce ne venga raccontato altro… Questo mondo è splendido, spesso così bello da commuovere, sempre che non ci sia di mezzo l’uomo. Quando questo attore prende il centro del palcoscenico tutto si complica, si incupisce. Paolo ha ragione, io per primo scrivendo e rileggendomi ho avuto la sua stessa reazione, ma questo viaggio non è per noi “grandi” ma è stato pensato e scritto per le mie figlie, gente che spesso, non sa, individui tipo “Chiedi chi erano i Beatles”... Perchè a scuola giustamente si studia spesso altro e non questa lunga e dolente processione di orrori. In realtà per noi, per tutti, questo scenario è diventato ormai usuale, normale. E questo è il punto critico da contrastare. Questo è uno dei motivi per cui ho pensato e scritto Ecce homo. Affermare un pensiero di contrasto, vigile, guardingo, capace di ricordare guardando al futuro. Da qui alla fine di questo viaggio fra queste storie frapporrò, fra una pubblicazione e l’altra, qualche giorno di più per aiutare un poco la digestione di questa materia ostica. Il male ha le sue tossine che se affastellate nel sangue e nell’anima producono effetti potenzialmente nocivi. Eppure il mondo è un posto fantastico.