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Caro corpo,

Oggi sono malato. Una delle caratteristiche di questa condizione è quella di avere tempo per pensare. Non è necessariamente né un bene né un male, come per tante situazioni nella vita. Però grazie a questa momentanea "assenza di peso" ho deciso di scrivere una lettera, una lettera al mio corpo. Caro Corpo, Ti chiedo scusa perché mi capita di ricordarmi realmente di te solo quando sto male. Sono un ingrato, lo so. Tu, al contrario di me, non fai del tuo meglio un paio di giorni l'anno; al contrario ogni giorno, per te, è una finale di Champions. Ogni giorno la tua meravigliosa e straordinaria architettura si risveglia con un unico scopo : farmi stare bene, lottando contro ogni tipo di malattia, il tempo che passa e le mie pessime abitudini, la mia inettitudine. Io mi prendo cura soprattutto della tua gemella inversa, Anima. A lei dedico cure, preoccupazioni, pensieri, corsi e ricorsi. Forse sarà per quel carma che mi ha fatto un teorico, un contemplativo, quindi un ingenuo sognatore. Non che la tua gemella impalpabile ed evanescente non meriti, capiamoci, ma la tua dedizione, la tua tenace e testarda dedizione alla tua missione spesso la considero stupidamente e banalmente... dovuta e questo è ingiusto. Se io ogni giorno mi alzassi e dessi il meglio come fai tu, con la tua incrollabile determinazione, forse sarei un genio, un numero 1 in qualsiasi campo compresa cucina e teologia medievale, quindi sarei felice, piaccia o no ad Anima. Tu invece non molli, o almeno ti batti sempre, pur sapendo che convivi con un presuntuoso egocentrista viziato ed una fragile e capricciosa ombra, incorporea e soprattutto addirittura immortale. Almeno dicono cosi, io non ho ancora un'idea concreta in merito. Eppure tu così caduco,così mortale, ospiti lei, Anima e sopporti me, le mie interminabili sessioni di sviluppo digitale, i miei cibi salatissime e piccanti, le mie innumerevoli paure, dubbi, incaxxature. Lo fai quasi in silenzio, lanciando ogni tanto gemiti ed avvisi sommessi che io regolarmente ignoro e lei invece traduce in ombroso nervosismo diffuso e stress. Ah lo stress, il male del secolo, indefinibile, sfuggente e bugiardo. Lui mette lei in primo piano, Anima, quando invece dovrebbe confessare che sei tu che soffri per tutti i soprusi e le angherie che TU devi sopportare. Mens sana in corpore sano, dicevano i nostri avi. Ti prego Corpo, oggi che sono cosi fragile e vigliaccamente comprensivo, ti chiedo di sopportarmi, tieni duro. Dribbla tutte quelle orrende malattie che sono pronte a devastarti o non si fanno riconoscere o non lasciano speranza, tu che sei destinato a soggiacere a quell'impietoso orologio-calendario che campeggia sulle nostre teste, tu che sei così terribilmente mortale. Tu si avresti motivo di lagnarti ma non lo fai, mai... Così ti saluto caro, ho trovato almeno il tempo ed un po’ di coraggio, una volta tanto, per dirti, con sincerità, grazie ! proprio oggi che, caso per fortuna raro, hai dato forfait, marcando visita… Comunque in questi 57 anni la tua parte l’hai fatta ed anche alla grande. Ci risentiamo al prossimo malanno. Passo e chiudo. 

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