8.1
Esattamente un anno fa ti ho vista sparire zigzagando nella serpentina di Malpensa. Ti avevo abbracciata qualche minuto prima con dentro quel senso di struggente solitudine che cova nei lunghi distacchi. Perché il nostro, dentro di me, era iniziato diversi mesi prima e perché ti avrei rivista sei mesi dopo. Sei mesi esatti, non un giorno di meno. Ricordo distintamente che partendo da casa in quella gelida mattina d’inverno realizzai il senso di quella separazione pensando ad una cosa risibile…; partivi nel gelo dell’inverno e saresti tornata nel calore rovente dell’estate. Pensavo che questo distacco sarebbe stato privo di senso ma dovevo accettarlo per tutto ciò che quella scelta rappresentava per te ed il tuo futuro.
Oggi ripercorrendo quel lungo periodo di distacco forzato nel quale ci sono stati vietati tutti i contatti diretti, penso che l’eredità, il “premio” di quello sforzo indicibile sia la certezza che ho maturato che nella vita ci si abitui a tutto. Anche alle cose più dolorose ed inaccettabili. Ci si passa in mezzo spesso sballottati come una pallina da ping pong, ricevendo ogni tipo di colpo, ma alla fine sopravvivendo come farete tu e tua sorella, ad esempio, quando io, gioco forza, me ne andrò. Penso a quei genitori, purtroppo ne conosciamo, che dicono addio ad un figlio e non arrivederci. Penso che chiunque davanti a molti distacchi muoia un po’ dentro. Brandelli di carne e di anima che ti vengono strappati. Ripenso a quel procedere dei giorni che lentamente andavano a scolorire e scalfire il tuo profilo, il tuo viso, sino a rendermelo un pallido ricordo, un’ombra. Non mi vergogno di dirlo. Ho provato quel terrore un giorno, svegliandomi e scoprendo che non mi ricordavo più chiaramente i tuoi lineamenti… Fu un momento duro attraverso il quale sono passato per ritrovarmi oggi più forte di prima, inevitabilmente più debole, più cinico, capace di comprendere quanto siamo naturalmente “dotati” del paradosso di sapere dimenticare anche le persone che amiamo di più quando in qualche modo ci abbandonano, perché come dice Fredo. “...la vita è (uno splendido dramma) dei vivi…”
