Piccole storie # 11.
Gabriele era di Firenze, insegnava storia e filosofia in un liceo di Bologna, un pendolare culturale.
Non stava alla cattedra, si sedeva su di un banco e parlava da lì.
Non era snobismo sessantottesco, ma un concetto preso in prestito della fotografica di Robert Capa.
"Se le tue foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino".
Lo vidi per l'ultima volta nell'estate del 1980.
Io avevo terminato il liceo e lui se ne andava come al solito con la sua sacca da viaggio verso la stazione.
Mi fece un cenno con la mano guardandomi in tralice con quei suoi occhi azzurri vivissimi ed il suo sguardo indagatore.
Ricordo in modo indelebile le sue parole a chiudere l'ultima lezione di storia.
"La storia di questo paese è storia di verità celate e di violenza.
La violenza attraversa la nostra vita, la permea perché pare non siamo in grado di sbarazzarcene.
La violenza e l'inganno se ne vanno a braccetto, li accettiamo perché sono gesti facili, comodi nella nostra pigrizia e nel nostro egoismo.
Così tutto si ripete.
Cambiano le vittime ma non i gesti, i luoghi ma non le dinamiche. .
La vita degli altri, le risorse di questo luogo meraviglioso, tutto viene sacrificato per le stesse debolezze alle quali potremmo mettere freno semplicemente con un pò di coraggio in più e di pigrizia in meno."
Era un 2 Agosto qualsiasi....